Nella notte più buia

Il giovedì Santo a Verbicaro.

Verbicaro è un piccolo paese raccolto tra il Mar Tirreno e il Parco Nazionale del Pollino. Uno splendido presepe, di cui l’Italia è fortunatamente piena. È tarda sera, dopo un po’ tra le montagne, le luci gialle del paese ci indicano l’arrivo. La piazza è piena di gente, di fotografi e cameraman. Il vociare non è caos, ma un attesa discreta. A Verbicaro la notte del Giovedì Santo è notte di fede e tradizione. Per chi crede, la notte più buia.

Il rito dei Battenti

 Il rito dei Battenti non ha un orario preciso. Dopo mezzanotte più o meno. Prima di iniziare il giro del paese, i battenti si riuniscono nel “Catuvo”, un piccolo scantinato imbandito di cibo e vino. Qui avviene il primo sangue, il primo battersi sulle gambe. Uomini vestiti di rosso iniziano a farsi sgorgare il sangue dalle gambe, battendosi con un cardo (“cardidd”), un sughero nel quale sono conficcate schegge di vetro. Una volta usciti dal “catuvo”, il silenzio  copre  i battenti come un manto. 

Si avviano a piedi scalzi per le vie del paese, si fermano e si battono. Si battono davanti i sagrati delle chiese e in altri posti per loro importanti. Lasciano impronte di sangue sui muri e sulle scale delle chiese. Al loro fianco, dei congiunti  gli spruzzano vino sulle gambe flagellate. Il rumore dei piedi scalzi, lo sbattere delle mani sulle cosce, l’odore di mosto e sangue, porta in anni lontani. Questo rito, nato dalla protesta, osteggiato dalla chiesa, ancora  oggi è vivo. Grazie a  questi verbicaresi che negli anni si sono succeduti  e hanno scansato l’oblio che in molti avrebbero voluto, su “queste manifestazioni che sanno di paganesimo[1]”. 

La processione dei misteri

Dopo il rito dei battenti inizia una  particolare processione. Dalla chiesa di San Giuseppe scendono degli uomini incappucciati da una tunica bianca. Rappresentano i giudei che hanno condannato a morte Gesù. Uno di loro scende con una troccola, una tavola di legno con dei manici che produce un suono gracchiante. Dopo un po’, insieme ai giudei, vestito da una tunica di porpora scura, incappucciato anch’esso, il Cristo che porta la croce legato da corde ai suoi carcerieri. La manifestazione si avvia e si ferma davanti agli angioletti, bambini in tenera età che intonano preghiere e versi in rima. Dalla chiesa si scende di tutto. Le statue di Gesù nell’orto degli ulivi , dell’Ecce Homo, della Colonna, della Bara e della Madonna Addolorata vengono portati a spalla. Ai lati del percorso delle signore intonano nenie funebri. La processione fa il giro del paese per finire all’alba. Una processione molto sentita, non di rado si scorgono occhi lucidi. Ecco alcuni momenti.


[1]Dalla lettera pastorale del Vescovo Lauro dove invitava i verbicaresi ad abbandonare la pratica  dei battenti. Fonte http://www.sergiostraface.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *